Il Presidente della Giunta regionale dell'Umbria Catiuscia Marini è alle prese con le proposte per far quadrare i conti e "salvare il welfare". I temi "caldi" sono sostanzialmente due e sono estremamente correlati:
Secondo recenti dati [fonte: La Nazione, 16/12/2011; Corriere dell'Umbria, 19/12/2011], in Umbria, le persone considerate non autosufficienti oscillano tra i 35.000 e i 45.000, di cui 82% ha più di 65 anni. I dati parlano di una generica «domanda di cura» di 106 ore al mese per gli uomini e di 133 per le donne. Se si aggiunge che una coppia su tre (tra quelle in cui almeno un membro non è autosufficiente) è senza figli e che questi sono presenti solo nel 10% delle famiglie con un componente con disabilità, è chiaro la domanda di aiuto per garantire l'assistenza al familiare con disabilità è piuttosto elevata (una famiglia su quattro la chiede). Ma non basta mai e, quindi, l'assistenza pubblica si integra con quella privata (in Umbria si calcola la presenza di circa 20.000 badanti, tra regolari e non).
Sindaci, consiglieri regionali e rappresentanti delle associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità lanciano un grido di allarme: il Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, per il 2012, verrà ridotto da 1.500 milioni di Euro a 20 milioni e molti servizi rischiano di chiudere.
L'ISEE di cui parliamo è quello che rientra nel sistema che la Regione Umbria ha proposto per l'accesso alle prestazioni legate all'assistenza domiciliare e semiresidenziale (di cui alla Delibera di Giunta Regionale n. 704/2011). Naturalmente, le modifiche che il Governo Monti ha proposto nel Decreto Legge n. 201/2011 in tema di ISEE (leggi qui) potrebbero cambiare i parametri con cui anche la Giunta regionale umbra calcolerà l'ISEE per la compartecipazione ai propri servizi (ci si riferisce, in particolare, all'inclusione delle provvidenze economiche di natura assistenziale all'intero della platea di quelle che non sono esenti dall'imposizione fiscale).
Nei giorni scorsi, la Terza Commissione Consiliare, alla presenza dell'Assessore regionale alle Politiche sociali Carla Casciari, ha approvato la proposta della Giunta, ma ne ha previsto alcune correzioni valide per la partecipazione alla spesa delle persone con disabilità che risiedono in strutture residenziali [fonte: Corriere dell'Umbria, 29/11/2011]:
Ulteriori richieste inviate alla Giunta, riguardanti anche gli altri servizi per i quali è prevista la compartecipazione, sono state messe ai voti come condizionanti rispetto al parere votato e riguardano:
Durante l'audizione dello scorso 7 novembre presso la Terza Commissione Consiliare permanente, la FISH Umbria ONLUS ha proposto alcune proposte in merito al tema (leggi qui).
Se si confrontano le proposte della FISH Umbria ONLUS con quelle presentate dalla Commissione, si potranno osservare alcune differenze. In generale, tutte le proposte che si succedono hanno il limite di riguardare solo i servizi di natura residenziale e non anche i servizi domiciliari. In sintesi:
Rispetto ai due ulteriori pareri inviati alla Giunta, risulta meritevole di un commento la proposta di Stufara che prevede la soglia del 4% di compartecipazione rapportato al reddito ISEE. Questa proposta risulta molto interessante, ma solo se calcolata su quota annuale: se il tetto del 4% è calcolato sulla base dell'ISEE annuale, significa che per una spesa di 20.000 Euro annui di assistenza la persona con disabilità paga non più di 800 Euro. Se, al contrario, il tetto fosse calcolato su base mensile, allora la percentuale non sarebbe più sostenibile per le persone con disabilità: la FISH Umbria ONLUS, infatti, ha proposto una soglia mensile dell'1% sulla spesa.
Facendo eco al Decreto "Salva-Italia" del Presidente del Consiglio Monti, quella che viene proposta ha anch'essa un intento "salvifico": una sorta di «tassa di scopo» con l'intento di "salvare" il welfare regionale.
Dal consigliere Damiano Stufara, al sindaco di Perugia Wladimiro Boccali fino al vicepresidente della FISH Umbria ONLUS Raffaele Goretti si propone una sorta di «tassa di scopo»: l'aumento dell'addizionale regionale sull'IRPEF (di più dello 0,30%, ossia dall'1,10% all'1,43%) per l'ultimo scaglione di reddito (sopra i 75 mila Euro), cosa che riguarderebbe 8.500 umbri.
«[…] Un intervento — ha spiegato Stufara — che porterebbe nelle casse regionali circa 4 milioni di Euro, che rappresenterebbero una boccata d'ossigeno per il welfare regionale, in particolare rispetto alla non autosufficienza e alle politiche per la famiglia. Una conferma della bontà di questa impostazione — ha aggiunto Stufara — arriva dalla decisione, dello scorso lunedì, della Regione Toscana, che ha portato al massimo consentito dall'attuale finanziaria l'addizionale regionale per i redditi più alti (1,73%) […]» [fonte: La Nazione, 16/12/2011].
Sul fronte perugino, il Sindaco Boccali afferma di non essere in grado di dire «[…] se questo sia lo strumento giusto, non è mia competenza effettuare questa scelta […]. Di certo una tassa di scopo sarebbe l'ideale. Ma mi sento anche di aggiungere che se vi dovessero essere altre misure possibili, andrebbero applicate. Tutto in un rigorosa ottica di equità. E non disdegnerei il fatto che le risorse possano essere trovate nelle pieghe del bilancio della Regione. Di certo serve un intervento di tipo consistente e straordinario [...]» [fonte: La Nazione, 16/12/2011].
«[…] Malgrado la situazione difficile di cui tutti noi siamo consapevoli - afferma Goretti dalle colonne del Corriere dell'Umbria -, alcuni strumenti di garanzia vanno mantenuti. Questo deve essere un dogma per una classe politica degna del nome. L'emergenza non può essere pagata da chi vive in condizione di disabilità e ha più bisogno e di prestazioni […]. Un aumento percentuale potrebbe essere introdotto a titolo di tassa di scopo proprio a sostegno delle politiche per la non autosufficienza. L'obiettivo [sarebbe quello di] garantire i servizi domiciliari e semi-residenziali strategici per evitare che gli istituti siano l'unica soluzione per chi non ne ha bisogno […]» [fonte: Corriere dell'Umbria, 18/12/2011].