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Come i mezzi di informazione raccontano (male) la disabilità

Pubblicato il 30/04/2015 - Letto 3072 volte
Il Rapporto 2012 "Disabilità e media. La rappresentazione delle persone con disabilità nel sistema italiano dell'informazione" (a cura della Fondazione Giacomo Matteotti ONLUS e della Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo) si è orientato sui grandi mezzi di comunicazione italiani e sulle vicende che hanno assunto un carattere di "esemplarità", diventando "storie" sulle principali e più seguite testate nazionali. Ne esce, purtroppo, una rappresentazione mediatica della disabilità complessivamente inadeguata, modesta, inefficace, parziale, omissiva e, soprattutto, eroica o pietistica.

I mezzi di informazione italiani raccontano più o meno bene il mondo delle persone con disabilità: l'occhio delle persone senza disabilità (ma anche delle stesse persone con disabilità) è fortemente influenzato da come i mezzi di comunicazione di massa ne raccontano i problemi, i bisogni, le opportunità e gli obiettivi di vita. Per questo motivo, è interessante che la Fondazione Giacomo Matteotti ONLUS [link a sito esterno], con il contributo della Fondazione Terzo Pilastro - Italia e Mediterraneo [link a sito esterno], abbia presentato, lo scorso 10 marzo 2015, il Rapporto 2012 "Disabilità e media. La rappresentazione delle persone con disabilità nel sistema italiano dell'informazione" [link a file in PDF].

Il gruppo di lavoro formato dai ricercatori della Fondazione aveva già intrapreso studi di questo genere nel 2005, 2008 e nel 2009, ma l'approccio del Rapporto 2012 è - per ammissione degli stessi autori - orientato non tanto al dato quantitativo, ma all'aspetto qualitativo: hanno cercato «storie che ci consentano di cogliere la qualità, lo spirito, la sostanza, la direzione, la novità della rappresentazione mediatica dei disabili».


Campo di indagine

Il campo d'indagine del Rapporto 2012, dunque, si è orientato sui grandi mezzi di comunicazione italiani e, principalmente, sulle vicende che hanno assunto un carattere di "esemplarità", diventando "storie" sulle principali e più seguite testate nazionali. Con il Rapporto 2012, in altre parole, è stato adottato un metodo di indagine che, pur permettendo il confronto con quanto prodotto in passato, si concentra sulla raccolta di "storie di disabilità", così come i mezzi di informazione italiani le evidenziano e le raccontano.

Il Rapporto 2012 è stato redatto mentre andavano in onda nei programmi televisivi nazionali (in particolare della RAI) alcuni programmi e sceneggiati televisivi che hanno visto per protagoniste persone con disabilità (dalle serie televisive Braccialetti rossi, e Hotel a 6 stelle, a programmi come Sfide, con Alex Zanardi, e alla partecipazioni dell'atleta paralimpica Giusy Versace a Ballando con le Stelle, ecc.). Gli autori, pur consapevoli di questo "successo mediatico" della disabilità nei mezzi televisivi, hanno orientato la propria ricerca, al fine di ottimizzare le risorse, sulla selezione di 20 articoli, espressione di altrettante "storie", tratti da testate nazionali e siti Internet specializzati e blog di settore, così suddivisi:

  • 16 articoli/storie tratti da alcune delle principali testate nazionali: il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il Mattino, Avvenire, Il Fatto Quotidiano, L'Unità;
  • 4 articoli/storie tratte da siti Internet specializzati e blog.

Tutti gli articoli sono relativi all'ultimo trimestre del 2012, ossia lo stesso trimestre di riferimento coperto dal monitoraggio per tutti i Rapporti realizzati.

Il Rapporto 2012 è un viaggio che ha fatto emergere, negli anni, una rappresentazione mediatica della disabilità complessivamente inadeguata, modesta, inefficace, parziale, omissiva e, soprattutto, eroica o pietistica. L'individuo con disabilità che trova spazio nei media italiani è, di volta in volta, «un eroe - che suscita sussiegosa ammirazione - ovvero un infelice - meritevole della nostra compassione. Superomismo e pietismo sono i punti estremi tra i quali oscilla, da sempre, il pendolo della disabilità a mezzo stampa».


Il Rapporto 2012 come "Bozza aperta"

È importante precisare che il Rapporto 2012 è solo un tassello di un più ampio progetto denominato "Disabilità e media" e che la sua divulgazione è stata realizzata sottoforma di "bozza", al fine di realizzare un forum aperto agli operatori e alle operatrici specializzati/e e alla stampa - di settore e non - i cui atti confluiranno nella redazione definitiva del Rapporto 2012, arricchendolo ulteriormente di contributi e testimonianze.


Alcune criticità del Rapporto

Cogliendo positivamente lo spirito di apertura proposto dagli estensori del Rapporto, ci uniamo al commento [link a sito esterno] in cui Daniela Bucci - Direttrice responsabile di Condicio.it - segnala alcune criticità nella redazione del Rapporto e proporre dei suggerimenti.

La prima osservazione riguarda la modalità espressiva, «che oltretutto riveste una valenza particolare in un Rapporto incentrato ad analizzare quantitativamente e qualitativamente la rappresentazione della disabilità nel sistema dei media italiani. Ci riferiamo all'adozione da parte degli autori dell'espressione "diversamente abile"».

Infatti, all'interno del rapporto si trovano spesso locuzioni - tra cui quella segnalata - non in linea con il linguaggio internazionale adottato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità che - come è ormai noto - adopera la definizione "persone con disabilità".

Il secondo elemento di criticità segnalato da Bucci riguarda la parziale inaccessibilità del Rapporto 2012:

  • in primo luogo, il Rapporto è divulgato unicamente in formato PDF, che, pur essendo molto comune, purtroppo, non è fruibile da coloro che adoperano programmi di lettura e sintesi vocale;
  • in secondo luogo, le tabelle che sono riportare e alcune schermate dei siti Internet e blog citati sono scannerizzate e quindi rese con modalità grafiche inaccessibili alle persone cieche e/o ipovedenti.

La mancata considerazione di tale parametro (internazionale e recepito in Italia), ancora più marcata nelle precedenti edizioni, restringe di fatto l'accesso all'informazione da parte delle stesse persone con disabilità.

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