Per sensibilizzare i nostri lettori verso il terzo punto della petizione della FISH Umbria ONLUS che da qualche tempo è diventata il leitmotiv dei nostri articoli - quello che riguarda il pagare il giusto e non l'ignoranza/malafede degli altri -, riportiamo un articolo che è apparso il 3 novembre scorso sul Corriere dell'Umbria. Il giornalista - Giuseppe Silvestri - racconta di una persona con disabilità, titolare di indennità di accompagnamento, "pizzicata" alla guida della propria auto. Per il disinformato giornalista questo è uno scoop da "indignati": è stato "beccato" l'ennesimo "falso invalido" che beneficia di una prestazione impropriamente. Caro Silvestri, gli indignati siamo noi: le persone con disabilità sono stufe di dover pagare per ricevere "servizi" - includendo tra questi anche il servizio di informazione - che sono inappropriati o, come in questo caso, assolutamente falsi. Sono stufe anche di sentirsi continuamente stigmatizzate come "potenziali truffatori"; e ciò, soprattutto, quando - come in questo caso - vengono mobilitate anche forze dell'ordine e ulteriori accertamenti dell'INPS (tutti pagati da noi) per verificare la presunta fraudolenza del "furbetto di prima categoria".
«La storia è di quelle da indignati». Comincia così la cronaca di ordinaria incompetenza che ci racconta Giuseppe Silvestri per il Corriere dell'Umbria (leggi qui il testo integrale dell'articolo). Ed, infatti, è da «indignarsi» il pensare che sia avvenuto realmente quanto viene descritto.
La storia è questa: una persona con disabilità, titolare di indennità di accompagnamento, viene fermato da un esponente delle forze dell'ordine mentre guida la propria auto. Non ci è detto perché lo fermano, ma sappiamo che lo scaltro esponente delle forze dell'ordine «si accorge» che l'autista dell'auto «percepisce l'assegno mensile dell'INPS per l'invalidità». Da qui, un «esposto dettagliato, con tanto di documenti che certificherebbero il caso» da presentare agli organi competenti, i quali dovranno fare «i dovuti accertamenti». Finita la cronaca, il "diversamente reporter" Silvestri comincia una serie di giudizi e valutazioni assolutamente gratuiti e che denotano la sua assoluta ignoranza ed estraneità alla materia.
La critica all'articolo può essere posta sia per i modi che per il contenuto (a questo proposito, il vicepresidente della FISH Umbria ONLUS, Raffaele Goretti, ha mandato una lettera al Direttore del Corriere dell'Umbria per denunciare ciò, che è possibile leggere qui).
Il criminale senza il crimine
Partiamo dal contenuto: dov'è il "crimine", la "frode", il "reato"?
Naturalmente, noi giudichiamo ciò che Silvestri ci racconta: il cittadino in questione, ovviamente, potrebbe essere anche il peggior criminale del mondo, nonché una persona che finge la propria disabilità, ma non è questo lo spirito dell'articolo. Silvestri insiste nel considerare frode la presunta incompatibilità tra l'indennità di accompagnamento (definito ora «assegno mensile per l'invalidità», ora «pensione di accompagno») e la possibilità di guidare. E questo non è un crimine, poiché la legge non prevede incompatibilità tra le due cose!
L'intero articolo di Silvestri, quindi, si fonda su una frode che nascerebbe da un'azione che non è affatto fraudolenta!
Indennità di accompagnamento e patente
La presunta incompatibile tra l'indennità di accompagnamento e la possibilità di guidare è uno di quei problemi annosi che, periodicamente, qualche "buontempone" decide di sollevare, senza averne cognizione di causa.
Per farla breve, l'indennità di accompagnamento è una prestazione che viene erogata quando la persona - riconosciuta invalida al 100% - si trova nelle seguenti due condizioni (non necessariamente presenti entrambe):
- non è in grado di svolgere il complesso degli atti quotidiani della vita (mangiare, bere, andare in bagno, vestirsi, ecc.);
- non è in grado di deambulare.
È chiaro che, se ci si limita alla prima ipotesi, la capacità di guidare risulta piuttosto improbabile. Ma se pensiamo alla seconda ipotesi, la questione non è così inverosimile, né tanto meno "criminale".
Forse il "buontempone" non ha mai sentito parlare di dispositivi alla guida che servono proprio per permettere a chi non è in grado di deambulare di potere guidare? Per inciso, costoro (persone con paraplegia, con tetraplegia, ecc.) sono proprio coloro che beneficiano dell'indennità di accompagnamento in virtù del secondo requisito. Se verrà al Centro di Mobilità Umbro saremo lieti di mostrarglieli.
Ma diremo di più: fino alla discussa pubblicazione delle Linee Guida dell'INPS sui criteri di erogazione dell'indennità di accompagnamento (di cui si è scritto tanto, leggi qui), l'indennità di accompagnamento veniva legittimamente percepita anche da coloro i quali avevano una difficoltà di deambulazione piuttosto grave (per inciso, la legge n. 18/1980 che disciplina l'indennità di accompagnamento, prevede ancora queste persone tra i possibili destinatari, ma questa è un'altra storia). Quindi, se per caso l'automobilista "incriminato" avesse anche una deambulazione compromessa parzialmente, qualora l'indennità gli fosse stata riconosciuta prima del 2010 e non fosse stata prevista una revisione precedente al fermo, sarebbe ancora pienamente "in regola".
Le forze dell'(dis)ordine e gli organi (in)competenti
Ma non sarebbe giusto prendersela solo con Silvestri. Anzi, in un certo senso, dovremmo ringraziarlo di aver reso nota questa vicenda, visto che non è il solo a commettere errori.
Ci sono, oltre a Silvestri, altri "attori" che prendo soldi pubblici, ossia di tutti noi. Vorremmo far riflettere sul fatto che per un "falso reato" vengono coinvolti:
- un esponente delle forze dell'ordine che, dopo il fermo, viene invitato dalle autorità competenti a fare un dettagliato esposto;
- le autorità competenti (quanti sono?) che: a) dovranno leggere l'esposto; b) dovranno interrogare lo "pseudo-imputato"; c) chiederanno un nuovo accertamento;
- i medici della commissione per l'accertamento dell'invalidità civile (dai tre ai cinque) che provvederanno ad un nuovo accertamento (con i costi che conosciamo).
Per non parlare dello "pseudo-imputato" costretto a dover dimostrare la propria innocenza di fronte ad una campagna di denigrazione che lo giudica "scroccone", "falso" e un "furbetto della prima categoria".
Cambiare si può!
Al termine di questa riflessione, è chiaro che l'appello della FISH Umbria ONLUS nel firmare la petizione diventi sempre più importante.
In particolare, pensate a quanto spreco di risorse pubbliche sono state investite per colpa dell'ignoranza di chi non sa fare il proprio mestiere e va a caccia di "falsi", fino ad inventarsi un "falso crimine" pur di avere un po' di notorietà sui mass media… Sì, ma a carico dei cittadini che pagano le tasse e, in special modo, a carico di quelli con disabilità.
«3. Chiedo che le Amministrazioni Pubbliche Territoriali applichino le norme esistenti che già prevedono precise sanzioni contro ogni forma di discriminazione delle persone con disabilità. Chiedo, inoltre, che si trovino strumenti e modalità più efficaci nel garantire ad ogni cittadino la certezza di non dover più affrontare ostacoli, peraltro evitabili, frutto di incompetenza e/o negligenza da parte di chi, invece, dovrebbe operare nel rispetto dei diritti e degli interessi di tutti i cittadini. Chiedo, infine, che ogni cittadino con disabilità possa segnalare la discriminazione subita ed ottenere, in tempi certi, una risposta puntuale dall'Amministrazione Pubblica Territoriale in merito alla rimozione delle cause che l'hanno determinata».
Per firmare la petizione, vai in una delle seguenti pagine (ricordiamo che si può firmare la petizione una sola volta e in un solo sito).