I PRINCÌPI DELL'ICF
Il modello descritto nell'ICF riflette i cambiamenti di prospettiva nella disabilità che sono presenti sin dagli anni Settanta e che sono enunciati in tre principi base: modello bio-psico-sociale del funzionamento e della disabilità, approccio integrato e universalismo.
Modello bio-psico-sociale del funzionamento e della disabilità
L'ICF classifica la salute e gli stati di salute ad essa correlati, attraverso un capovolgimento di prospettiva rispetto alla cultura della salute e della disabilità del passato: mentre gli indicatori tradizionali si basano sui tassi di mortalità, l'ICF pone come centrale la qualità della vita delle persone con disabilità e propone il modello «bio-psico-sociale» della disabilità, che è un modello che riesce ad ovviare alla contrapposizione tra il modello puramente "medico" (modello «bio-medico») e quello puramente "sociale" (modello «socio-politico»), integrandoli.
Approccio integrato
L'ICF rappresenta una rivoluzione nella definizione e nella percezione della salute e della disabilità. Grazie ad un approccio integrato, per la prima volta, vengono presi in considerazione i fattori ambientali, classificandoli in maniera sistematica. Ciò permette la correlazione fra stato di salute e ambiente, arrivando così alla definizione di disabilità come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. L'ambiente viene identificato dall'ICF nel senso ampio del termine: contesto familiare, assistenza socio-sanitaria, scuola, politiche sociali e lavoro.
L'ambiente in cui la persona vive condiziona inevitabilmente il suo benessere, ponendosi, a seconda dei casi, come una «barriera» o come un elemento «facilitatore». Secondo il modello proposto dall'ICF, le «barriere» sono dei «fattori nell'ambiente di una persona che, mediante la loro assenza o presenza, limitano il funzionamento e creano disabilità. Essi includono aspetti come un ambiente fisico inaccessibile, la mancanza di tecnologia d'assistenza rilevante e gli atteggiamenti negativi delle persone verso la disabilità, e anche servizi, sistemi e politiche inesistenti o che ostacolano il coinvolgimento delle persone con una condizione di salute in tutte le aree di vita». I «facilitatori», invece, sono «dei fattori che, mediante la loro assenza o presenza, migliorano il funzionamento e riducono la disabilità. Essi includono aspetti come un ambiente fisico accessibile, la disponibilità di una rilevante tecnologia di assistenza o di ausili e gli atteggiamenti positivi delle persone verso la disabilità, e includono anche servizi, sistemi e politiche che sono rivolti ad incrementare il coinvolgimento di tutte le persone con una condizione di salute in tutte le aree di vita. L'assenza di un fattore può anche essere facilitante, come ad esempio, l'assenza di stigmatizzazione o di atteggiamenti negativi. I facilitatori possono evitare che una menomazione o una limitazione dell'attività divengano una restrizione della partecipazione, dato che migliorano la performance di un'azione, nonostante il problema di capacità della persona».
La descrizione del funzionamento e della disabilità prende in considerazione tre prospettive differenti: corpo, persona e contesto (fisico, sociale, attitudinale ecc.). Ne deriva che ogni persona, in conseguenza delle proprie condizioni di salute, può trovarsi in un ambiente con caratteristiche che possono limitare o favorire le proprie capacità di partecipazione sociale.
Universalismo
L'ICF non è una classificazione che riguarda un "gruppo" (le persone con disabilità) ma riguarda "tutti", poiché tutti possono avere una condizione di salute che, in un contesto ambientale sfavorevole, causa disabilità.
L'ICF non classifica le persone ma gli stati di salute ad essi correlati e per questo motivo, non utilizza più la parola «handicap», poiché in uno studio in diversi Paesi fatto dall'OMS ha connotazione negativa in moltissime lingue.
LE APPLICAZIONI DELL'ICF
L'ICF permette lo sviluppo di chiare e precise strategie di intervento e di valutazione potenziando le abilità della persona e modificando l'ambiente, così da favorire facilitatori ed eliminare barriere. Ciò produce un rilevante miglioramento nella qualità della vita.
L'ICF, dunque, è uno strumento per la valutazione dei bisogni della persona in tutte le «aree di vita»: educazione e formazione, cura e riabilitazione, lavoro, tempo libero, e così via.
Rappresenta anche uno strumento per la progettazione delle politiche sociali e sanitarie, in quanto consente la realizzazione di piani d'intervento e servizi, e la valutazione dell'impatto che tali interventi e servizi hanno prodotto in termini di cambiamento della qualità di vita dei beneficiari.