(Perugia, Sabato 6 ottobre 2007 - Convegno Tutti i Diritti Umani per Tutti. Principi e Strategie contro la Discriminazione e per la piena inclusione delle Persone con Disabilità)
Griffo è partito con l'evidenziare come la Convenzione Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, che ha avuto uno dei processi di elaborazione più rapidi della storia (i lavori sono iniziati nel 2001 ed è stata approvata dall'Assemblea dell'ONU il 13 dicembre 2006), ha visto, cosa mai accaduta, la partecipazione dei diretti interessati, ossia di coloro che sono i destinatari dei diritti in essa contenuti, rappresentati dal movimento associativo delle persone con disabilità.
All'approvazione del testo erano presenti 120 delegazioni governative e 800 leader di associazioni di persone con disabilità che hanno seguito il processo dal primo momento. Questo fatto, per la sua eccezionalità, non costituirà però un "precedente" ossia un fatto che sarà riproposto in futuro in altre convenzioni.
Griffo continua affermando che la Convenzione mette nell'agenda politica internazionale i problemi delle persone con disabilità. Ora il ruolo importante lo giocheranno i governi degli Stati membri. Il 30 aprile scorso, infatti, Griffo ha accompagnato il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, a firmare il testo (fa notare che l'Italia ha firmato il primo giorno) e adesso, entro fine anno, il Governo Italiano provvederà a ratificarla. Altri 119 paesi hanno già firmato (mai successo in così poco tempo).
L'attenzione internazionale ai problemi e ai bisogni delle persone con disabilità ha il proprio incipit nel 1971, ma nella stesura delle precedenti sei convenzioni, se non in qualche sporadico articolo, le persone con disabilità, che al mondo sono circa 50 milioni, non hanno un proprio spazio, motivo per il quale sono costantemente discriminate. La Convenzione, quindi, se non con alcune eccezioni, non prevede dei diritti ulteriori rispetto a quelli già elencati in altri documenti internazionali, ma elenca i medesimi diritti letti, però, in un'ottica inclusiva.
La discriminazione - continua - è una violenza non fisica e non diretta, ma che limita il raggiungimento delle pari opportunità. La discriminazione è un trattamento diseguale senza un giustificazione. È quindi una condizione che va combattuta con il rafforzamento della persona con disabilità (empowerment). Quindi è importante l'accessibilità, intesa sia in ambito fisico, ma anche in quello culturale e sociale: quindi l'accesso di tutti ai diritti umani per tutti.
Griffo, quindi, cita alcuni importanti articoli, a cominciare dall'articolo 4 che parla degli obblighi degli Stati membri: la novità di questo articolo si trova nel superamento della dimensione economica come vincolo di esigibilità del diritto (cosa che invece è presente in alcune leggi italiane a cominciare dalla Legge 104/1992). La Convenzione propone un cambiamento di prospettiva: una persona con disabilità può adire verso un tribunale e rivendicare la violazione di un proprio diritto soggettivo esigibile, qualora si veda violare un proprio diritto umano.
Griffo cita, inoltre, l'articolo 19 che rivendica il diritto alla vita indipendente, l'articolo 20 che affronta il tema dell'appropriatezza degli ausili (in Italia, in questi giorni, il Governo italiano sta esaminando alcune proposte, tra cui anche della FISH, per aggiornare il Nomenclatore Tariffario).
In definitiva, la Convenzione si poggia su tre princìpi fondamentali che nel corso del tempo si sono fatti sempre più forti:
Altre novità essenziale della Convenzione è il sistema di monitoraggio: non solo l'articolo 34 prevede che gli Stati debbano consultare le associazioni di persone con disabilità, ma l'articolo 33 prevede un sofisticato sistema che permetterà non solo un monitoraggio nazionale, ma anche regionale e comunale. I Comuni, infatti, pur non potendo ratificare materialmente la Convenzione (in quanto è il Governo centrale che ne ha il compito), può però decidere di applicare i princìpi in essa contenuta anche a livello locale.
Griffo ha concluso il proprio intervento con un auspicio che proviene dal mondo dell'arte: «Alison Lapper pregnant», scultura in marmo italiano dell'artista inglese Marc Quinn che ritrae una donna con focomelia, è stata scelta da una commissione appositamente nominata dal sindaco Ken Livingstone per occupare, per quindici mesi, il quarto plinto di Trafalgar Square, a Londra.
Il valore sociale di quest'opera d'arte, sostiene Griffo, è quello di superare il "sillogismo" dell'antica Grecia del «kalòs kài agathòs" (bello e buono) che ha impregnato l'arte classica fino ai giorni nostri escludendo ciò che non rispondeva alle proporzioni estetiche. In una prospettiva inclusiva, invece, conclude Griffo, la bellezza e la proporzione è intrinseca all'essere umano sia esso con disabilità o senza.