Alla fine dello scorso maggio è partita, a Roma, la sperimentazione del dissuasore mobile acustico "Tommy", l'ultima idea nel campo dei dissuasori mobili che si è posto l'obiettivo di conservare liberi i parcheggi assegnati alle persone con disabilità dall'occupazione abusiva. La sperimentazione, però, è stata bloccata poco dopo dal Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti.
"Tommy", questo è il nome assegnato al dispositivo acustico ed elettronico contro l'occupazione abusiva dei posti auto assegnati alle persone con disabilità (i cosiddetti «parcheggi in concessione»), il cui lancio è balzato alla cronaca dei principali social network e delle riviste specializzate. Dopo l'iniziale entusiasmo, però, la delusione: il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti ha, infatti, bocciato il dissuasore.
Il dispositivo è un pannello ad alimentazione fotovoltaica che, installato al suolo, si abbassa quando il legittimo titolare del posto digita il pulsante sull'apposito telecomando. È frutto della collaborazione tra ACI (Automobile Club d'Italia), Automobile Club di Roma, ACI Consult (gruppo che, per ACI, si occupa di servizi per l'ambiente e la mobilità) e la ONLUS Insettopia [link a sito esterno]. Il prototipo, prodotto da un'azienda italiana, è il primo apparecchio con lo scopo di impedire l'occupazione abusiva dei posti riservati.
La denominazione del dissuasore deriva dal nome del figlio del giornalista Gianluca Nicoletti, fondatore della ONLUS Insettopia, nonché uno degli ispiratori di questo progetto, che si chiama Tommaso. Nicoletti ha scritto diversi testi in merito alla disabilità e, recentemente, nel libro Una notte ho sognato che parlavi (disponibile presso il nostro Centro di Documentazione) - dedicato proprio al figlio Tommaso - affronta la tematica dell'autismo, dell'autonomia del figlio e delle varie difficoltà che incontra tutti i giorni, tra cui, per l'appunto, quella del parcheggio.
"Tommy", però, non è riuscito a convincere tutti, come il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti per una serie di motivi. La principale motivazione addotta dal Ministero è che, trattandosi di aree destinate alla sosta, i parcheggi riservati non precluderebbero la possibilità, nel caso in cui non fossero occupati dal titolare, di essere utilizzati per una semplice manovra di fermata. Il Codice della Strada, infatti, vieta la sosta - ma non la fermata - nei posti riservati alle persone con disabilità.
Il Ministero, inoltre, sostiene altre due motivazioni: la prima, che rimane in un piano di considerazione generale, sostiene che, a seconda del dispositivo utilizzato, potrebbe risultare meno agevole l'utilizzo della sosta da parte della persona con disabilità, in quanto si aggiungerebbero a suo carico ulteriori manovre.
La seconda di questa due ulteriori motivazioni è che il dissuasore di sosta, oltre a costituire un ostacolo, va oltre lo spirito della norma e potrebbe far prospettare una vera e propria occupazione di suolo pubblico, che deve essere disciplinata diversamente.
Per gli ideatori di "Tommy", svanisce così l'idea di una possibile "città ideale", in cui una persona con disabilità può parcheggiare nel posto assegnatogli senza temere di trovarlo occupato. È probabile però che la questione non sia ancora finita e che vengano individuate altre soluzioni, da entrambe le parti, per ovviare ai limiti di "Tommy".