Dal Corriere dell'Umbria apprendiamo la discriminazione subita da un ragazzo umbro con disabilità per raggiungere, in treno, la città di Firenze. Trenitalia si è scusata con il ragazzo e con sua madre e ha attribuito la responsabilità di tale inefficienza alla Regione Umbria. L'Assessore regionale ai trasporti Rometti ha replicato all'accusa dichiarando che i treni umbri sono accessibili per l'80%. Segnaliamo la vicenda perché denota che il diritto alla mobilità per le persone con disabilità, pur sancito dalla Convenzione ONU del 2006, è ancora ben lontano dal vedersi attuato da chi di competenza, e goduto da tutti.
Dall'articolo "Treno non attrezzato per i disabili. È polemica fra Trenitalia e Regione" pubblicato sul Corriere dell'Umbria di questa settimana, veniamo a conoscenza dell'ennesima situazione di discriminazione ai danni di un ragazzo con disabilità dalla nostra regione che si è diretto a Firenze con un treno regionale dell'Azienda Trenitalia.
La madre del ragazzo racconta che, nonostante fosse stata assicurata loro l'accessibilità del treno scelto per spostarsi nel capoluogo toscano (nell'articolo si parla di "treno attrezzato" per le persone con disabilità), la realtà dei fatti, arrivati in stazione, è stata ben diversa, tanto che al ragazzo è stato indispensabile l'aiuto dalle persone presenti presenti sia per salire che per scendere dal treno.
Trenitalia, scusandosi con il ragazzo e con sua madre per quanto accaduto, ha attribuito la responsabilità alla Regione Umbria del disservizio recato. L'Assessore regionale ai trasporti, Silvano Rometti, ha subito replicato, affermando che "in Umbria l'ottanta per cento dei servizi ferroviari regionali interni è accessibile alle persone con disabilità motoria, grazie alla messa in esercizio dei nuovi convogli "Jazz" previsti dal contratto di servizio che la Regione ha stipulato con Trenitalia già dal 2009", come si legge dall'articolo "Disabili e trasporti, accessibilità dell'80 per cento" pubblicato dal Corriere dell'Umbria un paio di giorni dopo a quello dell'articolo di "accusa".
Questa vicenda denota, ancora una volta, che il diritto alla mobilità delle persone con disabilità, nonostante sia previsto dall'articolo 20 della Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità [link a file pdf] ratificata dallo Stato italiano con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009 [link a file pdf], viene ancora violato, con un continuo rimpallo di responsabilità tra chi dovrebbe, per competenza, occuparsi di garantirlo. È purtroppo risaputo che le persone con disabilità si trovano a vivere delle restrizioni della propria libertà di scelta quando si tratta di spostarsi e viaggiare, non solo fuori regione ma, spesso, anche all'interno della propria città, a causa della non accessibilità delle fermate degli autobus o, in taluni casi, anche a causa cattivo funzionamento delle pedane degli autobus stessi.
Inoltre, va amaramente riscontrato che la fruibilità dei treni per le persone con disabilità, anche quando è presente, spesso non è accompagnata dall'accessibilità delle stazioni ferroviarie, altro elemento di non poco conto.
In conclusione, preme sottolineare che l'accessibilità dei treni (come di tutti gli altri mezzi di trasporto), come enunciato all'articolo 9 della Convenzione ONU già ricordata, non può essere pensata esclusivamente per le persone con disabilità "motoria" o per le persone "con ridotte capacità motorie" ma deve essere studiata, progettata e realizzata, secondo i princìpi dell'Universal Design, per tutte le persone, a prescindere dalla specifica condizione di salute di ciascuno/a.