«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».
Commento di Antonio Papisca L'articolo 1 dice chiaramente qual è il fondamento dei diritti umani: è l'essere umano in quanto tale. Si nasce con i diritti e le libertà fondamentali. Il legislatore, nel nostro caso il legislatore internazionale, non "crea" né "concede" i diritti umani, ma li "riconosce". I diritti umani preesistono alla legge scritta.
I diritti umani siamo noi. In epoca di assolutismo, ci fu chi disse: «L'Etat c'est moi» (lo Stato sono io). In virtù del riconoscimento giuridico dei diritti umani ciascuno di noi può a giusto titolo dire: «La Loi c'est moi» (la Legge sono io), beninteso la legge fondamentale, non il privilegio o il capriccio o il lusso. Dire diritti umani significa dire consapevolezza di altissima responsabilità personale e sociale, da spendere in termini di solidarietà e di servizio alla comunità. Gli estensori della Dichiarazione intesero i diritti umani come "verità pratiche": il diritto alla vita è il bisogno vitale di vivere, il diritto al lavoro è il bisogno vitale di lavorare, e così via. Dissero: scriviamo un elenco di verità pratiche, senza chiederci qual è il loro fondamento. Ma l'articolo 1 esplicita senza mezzi termini proprio questo fondamento.
A distanza di cinquant'anni dal 10 dicembre 1948, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato, il 9 dicembre del 1998, un'altra Dichiarazione (senza l'aggettivo "universale") su «il diritto e le responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e realizzare le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti». L'articolo 1 di questo solenne documento, conosciuto come la Magna Charta dei difensori dei diritti umani, proclama che «tutti hanno diritto, individualmente e in associazione con altri, di promuovere e lottare per la promozione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale e internazionale». Notare il verbo "lottare", beninteso pacificamente, in uno spazio dove non esistono confini e muri per la difesa dei diritti umani, dentro e fuori dello Stato di appartenenza: è lo spazio "g-locale", dal quartiere fino ai grandi santuari della politica internazionale. L'articolo 7 di questa Magna Charta è altrettanto impegnativo dell'articolo 1: «Tutti hanno diritto, individualmente e in associazione con altri, di sviluppare e discutere nuove idee e principi sui diritti umani e di promuovere la loro accettazione». I difensori dei diritti umani sono spronati a innovare anche sul modo di concepire, per esempio, la cittadinanza e la stessa comunità internazionale: cittadinanza inclusiva la prima, casa comune di tutti i membri della famiglia umana, la seconda.
Antonio Papisca
Cattedra UNESCO «Diritti umani, democrazia e pace» presso il Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell'Università di Padova.