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A Palazzo Cesaroni si parlerà delle proposte di modifica della Regione in merito all'ISEE

Pubblicato il 28/10/2011 - Letto 3135 volte
Perugia. Lunedì 7 novembre, alle ore 9.30, presso il Consiglio Regionale a Palazzo Cesaroni, si svolgerà l'audizione della Terza Commissione Consiliare permanente per discutere sulla proposta regionale in merito ai correttivi per l'applicazione dell'ISEE per la compartecipazione alla spesa per i servizi socio-sanitari. La FISH Umbria ONLUS propone una serie di princìpi per garantire l'equità sociale per i cittadini con disabilità.

Qualche tempo fa abbiamo dato notizia delle modifiche che la Giunta della Regione Umbria ha proposto in merito all'abbassamento della prima soglia dell'Indicatore di Situazione Economica Equivalente (ISEE), quella cioè in cui non si è chiamati a partecipare alla spesa dei servizi, ad Euro 4.800, che è la soglia di povertà indicata dall'ISTAT, e di altri correttivi per la compartecipazione alla spesa dei servizi socio-sanitari (si legga, a questo proposito, la Delibera di Giunta Regionale n. 704 del 5 luglio 2011 e le precedenti news qui e qui).

Dal momento che la Giunta ha chiesto parere in merito alla Commissione Consiliare permanente, questa ha convocato un'audizione pubblica per il giorno 7 novembre [e non più il 4 come era stato scritto precedentemente N.d.R.] alle ore 9.30, a Perugia, presso la Sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni, Sede del Consiglio Regionale, in Piazza Italia, n. 2.

In quella sede, parteciperà anche la FISH Umbria ONLUS che avanzerà alla Terza Commissione Consiliare le proprie proposte in merito a parametri di compartecipazione che siano equi nei confronti delle persone con disabilità.

Le proposte che verranno presentate sono frutto del preliminare confronto tra la sezione ternana della FISH Umbria ONLUS e il Comune di Terni; esse, a loro volta sono state fatte proprie dalla FISH regionale.

La FISH Umbria ONLUS chiede:

  • Che venga fissato un tetto massimo alla compartecipazione mensile alla spesa pari all'1% dell'ISEE individuale (la compartecipazione non può essere regolata solo sulla base di un principio puramente contabile che tiene conto solo della quantità di servizi consumati, significherebbe non saper riconoscere che una maggiore necessità di tali servizi nasce da una maggior gravità del bisogno e, quindi, da una condizione di maggior rischio di impoverimento a parità di ricchezza attuale).
  • Che ciascuno possa scegliere se presentare il proprio ISEE individuale, oppure quello familiare, secondo l'opzione più favorevole per la persona. È importante precisare che la FISH Umbria ONLUS - che da sempre è stata favorevole all'uso del solo ISEE individuale (come peraltro prevede la legge)  - chiede che ci sia libertà di scelta per consentire un trattamento più equo ad esempio nel caso di persona con disabilità che lavora e con familiari a carico.
  • Che vengano introdotti dei correttivi al criterio di compartecipazione sulla base dell'ISEE i quali consentano di tener conto, a parità di patrimonio disponibile, dell'aspettativa di vita del dichiarante: si tratta di rimediare all'assenza di un criterio di valutazione del patrimonio della persona con disabilità in relazione alla propria età e, quindi, all'aspettativa di vita. Ad esempio, un patrimonio di 100.000 Euro viene considerato un vero e proprio "tesoretto" (per usare l'espressione dei nostri ministri). Infatti, nel calcolo dell'ISEE il patrimonio incide in misura variabile con crescita esponenziale dopo i 50.000 Euro. Il punto, però, è che lo stesso patrimonio - che incide nella stessa misura sull'ISEE di un uomo di 20 anni che in quello di uno di 75 anni - non ha la stessa valenza per il giovane come per l'anziano, vista la diversa prospettiva di vita di entrambi e quindi l'ammontare degli anni nel corso dei quali tale risorsa dovrebbe essere spalmata. Soprattutto quando, per il giovane, costituisce e probabilmente costituirà (mancando opportunità di inclusione lavorativa) l'unica fonte di ricchezza.
  • Che vengano individuati parametri e/o modalità in grado di valutare in maniera appropriata l'incidenza delle caratteristiche di salute individuali (ad esempio patologia, menomazione) sulla ricchezza reale di ciascuna persona con disabilità, garantendo così la necessaria attenzione oltre che al bilancio anche ad irrinunciabili princìpi di giustizia sociale. Si ritiene inadeguato, infatti, il riferimento alla soglia di povertà (4.800 Euro) prevista per rientrare nella fascia di esenzione. La fascia indicata dall'ISTAT non tiene conto della differenza esistente tra le persone con disabilità e gli altri cittadini in termini di benessere raggiungibile a parità di ricchezza: a parità di ISEE, infatti, si deve tenere in considerazione la maggiore consistenza dei costi che la persona con disabilità deve sostenere in relazione alla riduzione del livello di salute direttamente imputabile alla patologia. Il rischio di impoverimento risulta quindi maggiore e, di conseguenza, più elevata la soglia di povertà. Infatti, come emerge degli studi che sono stati condotti nel 2010 dal CENSIS e dallo IAS, si deve considerare l'incidenza di costi che gli altri cittadini abitualmente non devono sostenere (ad esempio, per le attività di vita quotidiana, la maggior parte delle persone non paga per lavarsi o per vestirsi, per eliminare ostacoli adattando la casa, l'auto o altro).
  • Che vengano messi in campo interventi compensativi rapidamente attivabili nel caso in cui avvengano importanti e gravi cambiamenti nella vita personale e/o familiare della stessa persona con disabilità: si tratta di adottare strumenti/criteri in grado di compensare il ritardo che di fatto potrebbe esserci tra una situazione attuale diversa da quella passata. La partecipazione alla spesa calcolata sulla base dell'ISEE  fa riferimento alla "fotografia" di una situazione passata che non può essere immediatamente modificata nel caso in cui avvengano importanti e gravi cambiamenti nella vita personale e/o familiare della stessa persona con disabilità: perdita del lavoro, decesso del familiare che prestava assistenza e così via.

Non tenere conto di queste considerazioni aumenta il rischio di impoverimento che già grava a sulla vita delle persone con disabilità in misura maggiore rispetto agli altri cittadini

Il confronto, quindi, è doveroso, anche se la FISH Umbria ONLUS teme che il problema, ad oggi, non sia soltanto la quota parte alla partecipazione dei servizi, quanto la sopravvivenza dei servizi stessi.

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