Le novità di quest'anno riguardanti la scuola italiana sembrano andare tutte in una direzione: la scuola e il sapere del futuro devono diventare un ecosistema in cui gli apprendimenti si adattano al singolo bambino e non in cui il singolo alunno deve sforzarsi di adattarsi alla scuola. È questo che tiene insieme le tre principali novità: l'introduzione dei BES (Bisogni Educativi Speciali); la rivoluzione digitale (quest'anno 100mila classi avranno una LIM - Lavagna Interattiva Multimediale - e in 2 mila classi gli alunni useranno un tablet); la rinnovata attenzione all'edilizia scolastica, con le nuove linee guida per l'edilizia scolastica (le vecchie erano del 1975) e un imminente bando in sinergia con il MAXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo) per progettare le scuole del futuro.
Insomma, la didattica metterebbe - finalmente - al centro l'alunno e la scuola si adatta a lui rendendo accessibile il sapere. Ma, per ora, al centro ci sono molti dubbi. Vediamo quelli che riguardano le tre novità suddette.
I numeri ufficiali parlano di almeno 500mila alunni con Bisogni Educativi Speciali, come li ha definiti il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) nella direttiva del 27 dicembre 2012. «I BES sono un passo in avanti», dice Dario Ianes, professore di pedagogia speciale e didattica speciale all'Università di Bolzano. «È la scuola che osserva i singoli ragazzi, ne legge i bisogni, li riconosce e di conseguenza mette in campo tutti i facilitatori possibili e rimuove le barriere all'apprendimento per tutti gli alunni, al di là delle etichette diagnostiche. È un discorso di equità, che consente davvero quella personalizzazione spesso rimasta sulla carta. Dall'altra parte dà maggior responsabilità agli insegnanti curricolari, senza deleghe al sostegno».
Come ogni novità, i BES hanno portato scompiglio nel mondo della scuola: cosa si intende? Chi decide quali alunni riguarda, visto che, diversamente dal sostegno, qui non è prevista alcuna certificazione? E che cosa bisognerà scrivere nel PDP (Piano Didattico Personalizzato)?
Mentre da una parte i BES sembrano una grande opportunità nella direzione di una scuola più inclusiva, da non lasciare sfumare, dall'altra su tanti problemi irrisolti proseguono le polemiche e con esse i timori (per un'analisi su opportunità e contraddizioni dei BES, vedi l'articolo di Dario Janes «BES e didattica inclusiva: alcune opportunità da cogliere» pubblicato su Superando.it).
Anche la tecnologia rende gli alunni sempre più protagonisti del processo educativo, il fine non è tanto quello di saper utilizzare un device (ossia, un dispositivo per la navigazione in Internet) oppure un determinato software, ma quello di fornire ai ragazzi i mezzi per poter trovare da soli, in autonomia, le risposte alle proprie domande, aumentare la loro consapevolezza, insegnare a collaborare, informarsi, cambiare idea, agire. Tutto questo era possibile anche con la didattica prima di Internet, ma indubbiamente richiedeva molto più tempo ed al centro di tutto c'era quasi sempre l'insegnante.
Note più amare provengono dal fronte degli adattamenti che facilitano l'accesso per alunni con disabilità agli strumenti elettronici: se, infatti, sul fronte internazionale, il Trattato di Marrakech ha aperto buoni spiragli approdando ad un equilibrio tra diritto alla cultura accessibile e diritto della proprietà intellettuale, a casa nostra, invece, siamo costretti a vedere un duro contrasto tra l'AIE (Associazioni Italiana Editori) e il Governo in merito al libro scolastico accessibile (previsto per l'anno scolastico 2014-2015 dal Decreto Ministeriale n. 209/2013 dell'ex Ministro del MIUR Francesco Profumo). E così, i libri digitali hanno subìto ancora un altro stop e anche sul fronte delle tecnologie le speranze si affiancano alle polemiche e le aspettative ai timori (per un approfondimento, vedi gli articoli di Alfio Desogus sul Trattato di Marrakech e sul Progetto LIA - Libro Italiano Accessibile pubblicati su Superando.it).
L'ultima novità riguarda l'edilizia scolastica. Le nuove linee guida manderanno in "pensione" le ormai vecchie linee del 1975 ed auspichiamo che contribuiscano ad eliminare la presenza - ancora forte - delle barrire architettoniche nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.
In ogni caso, è bene ricordare che nella fotografia che l'ISTAT fa in merito all'accessibilità dell'edilizia scolastica, in un'indagine pubblicata recentemente riferita all'anno scolastico 2011/2012 («L'integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali» - link al file in PDF), emerge un trend lento ma positivo: «aumenta - si legge nel report -, anche se molto lentamente, il numero di scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno ridotto il numero di barriere architettoniche».
Nella distinzione che l'ISTAT fa dell'Italia in Nord e Sud, è quest'ultimo che detiene la percentuale più bassa di scuole che hanno scale a norma (73,8% di scuole primarie e l'85,2% di scuole secondarie di primo grado) e servizi igienici a norma (67,2% di primarie e il 74,1% di secondarie di primo grado), mentre l'Italia del Nord gode della percentuale più elevata di scuole con scale a norma (85,1% di primarie e 91,9% di secondarie di primo grado) e con servizi igienici a norma (83,5% di primarie e 87,8% di secondarie di primo grado). Le differenze tra aree geografiche si mantengono leggermente più contenute in relazione all'accessibilità dell'edificio scolastico, considerando sia i percorsi interni sia quelli esterni all'edificio scolastico, ma rimane elevato il numero di scuole che presenta questo tipo di barriere.
Un dato locale: l'Umbria risulta avere il 75,3% delle scuole primarie e il 93% di quelle secondarie di primo grado con scale a norma, il 79,9% delle scuole primarie e l'85% delle secondarie di primo grado con adeguati servizi igienici, il 53,7% delle primarie e il 58,8% delle secondarie con percorsi interni all'edificio scolastico a norma e il 53% delle primarie e il 56,1% delle secondarie di primo grado adeguate nei percorsi esterni all'edificio.
Insomma, un buon risultato, ma c'è ancora molto da fare.
Con l'occasione auguriamo un buon anno scolastico a tutti: alunni, docenti e genitori.