I tagli radicali previsti dalla finanziaria prima temuti, a tratti allontanati, sono infine stati praticati dal Governo; siamo ora nella fase in cui si passa al concreto, in cui Comuni e Regioni prendono atto dell'entità dei tagli e i cittadini ne subiscono il pesante impatto.
A livello nazionale la linea è ormai quella. Nel comunicato della FISH del 16 novembre, intitolato significativamente "Requiem per l'inclusione", si piange la morte dell'inclusione sociale delle persone con disabilità, la fine dei loro diritti. Infatti, la proposta di legge C 3778, cosiddetta "Legge di stabilità 2011" in questi giorni all'esame della Camera, renderà definitivamente precarie le già critiche condizioni di vita di migliaia di persone con disabilità e delle loro famiglie.
Per capire meglio la situazione, si riportano alcuni dati forniti dall'Istat. Le persone con disabilità - di sei anni e più - che vivono in famiglia sono 2 milioni e 600 mila, pari al 4,8% della popolazione italiana. (Fonte: Istat 2010, "La disabilità in Italia").
Il 62,2% delle persone con disabilità è colpito da tre o più patologie croniche ed oltre la metà (59,4%) ha almeno una malattia cronica grave. (Fonte: Istat 2010, "La disabilità in Italia").
Risultano occupate meno del 18% delle persone con disabilità in età lavorativa, contro poco più del 54% delle persone non disabili. (Fonte: Istat 2010, "La disabilità in Italia"). Solamente il 3% delle persone con disabilità ha come fonte principale un reddito da lavoro.
Il provvedimento prevede tagli drastici al Fondo per le politiche sociali, l'azzeramento del Fondo Nazionale per le non autosufficienze, la riduzione significativa del Fondo Nazionale per il diritto al lavoro dei disabili.
Lo scenario sinistro che da mesi incombe sulle prospettive di vita e sui diritti delle persone con disabilità, che l'esito della manifestazione nazionale di Roma svoltasi a luglio sembrava avere parzialmente rischiarato, è tornato più buio che mai. Peggio del previsto.
A livello locale, ecco che si raccolgono i primi frutti dell'autunno dei diritti. Il Comune di Terni, reduce da un 2010 in cui si è raschiato il fondo del barile per tentare di rispettare i piani di rientro, avrà nelle sue casse 13 milioni di euro in meno per il 2011.
Si tratta ora di chiedersi in che misura l'attuale sistema di welfare è ancora sostenibile. Sicuramente la situazione impone un cambiamento di rotta, chissà se ora, ormai a tempo scaduto, sarà nella direzione di quello da tempo sollecitato da chi rappresenta e tutela i diritti delle persone con disabilità?
Come ha ribadito il Responsabile del Centro per l'Autonomia Umbro, Andrea Tonucci, nel corso dell'ultimo "Forum sulla non autosufficienza": "L'attuale riduzione delle risorse disponibili e la necessità di garantire la sostenibilità operativa e finanziaria del sistema dei servizi impone delle scelte, che seppur obbligate, risultano essere assolutamente antitetiche:
A) appiattirsi in difesa di un sistema di erogazione di prestazioni prevalentemente riparatorie e risarcitorie, puntando ad un contenimento quantitativo delle stesse e ad una crescente standardizzazione delle risposte.
B) innovare radicalmente il modello di servizi affinchè sappia riconoscere e rendere esigibile, alla persona con disabilità, il diritto di disporre del proprio progetto esistenziale e sia in grado di coniugare efficienza, efficacia ed appropriatezza degli interventi, riconducendoli all'interno di un progetto globale di presa in carico.
La prima ipotesi, nascondendosi dietro l'alibi della scarsità delle risorse, può determinare un abbattimento dei costi di produzione dei servizi alle persone, ma solo nel breve periodo, in quanto, sicuramente, non comporta una riduzione dei bisogni, che anzi rischiano di aggravarsi trasformando la domanda di interventi sociali in sanitari. La seconda opzione, certamente quella più impegnativa e al tempo stesso risolutiva, si colloca nella prospettiva di sistema di welfare che, al di là di un'organizzazione complessa di tipo professionale orientata a rispondere a persone bisognose, è strumento di promozione dei diritti e di uguaglianza tra cittadini.
Tale opzione si traduce concretamente nell'impegno a definire e garantire il processo di presa in carico fondato sul Progetto Individuale, che è previsto e descritto dall'art. 14 della legge n. 328/2000".
"Oggi più che mai", sostiene Tonucci, "per passare dal riconoscimento dei diritti umani alla loro effettiva esigibilità è necessario un "supplemento di garanzie, che deve essere legato a politiche pubbliche in grado di indicare e praticare nuovi modelli di riferimento, modalità di produzione, procedure e protocolli.
Il movimento delle persone con disabilità, da parte sua, avverte una duplice responsabilità, quella di attivarsi per contrastare scelte insensate volte a smantellare tout court il sistema di welfare e, al tempo stesso, di farsi carico di proposte innovative e sostenibili fondate sui veri diritti delle persone con disabilità".