Come ogni biennio, la Regione Umbria ha predisposto lo schema del DAP (Documento Annuale di Programmazione). Quello che attualmente è stato pre-adottato dalla Giunta Regionale sarà valido per gli anni 2013-2015.
La Regione Umbria ha messo a disposizione questa pagina per consultare lo schema di DAP presentato.
Il 25 gennaio scorso, il testo del DAP è stato analizzato dai tavoli istituzionali che fanno parte della cosiddetta "Alleanza per lo sviluppo", strumento che la Regione utilizza per garantire partecipazione sociale ai temi politici e strategici della regione: infatti, oltre alle parti sociali e ai soggetti del partenariato economico-sociale, l'"Alleanza per lo sviluppo" è aperta ai cittadini, alle imprese e al ricco e variegato mondo del volontariato, dell'associazionismo, della cultura, della scuola. I lavori dell'"Alleanza per lo sviluppo" sono organizzati per Tavoli tematici e Tavoli settoriali, dedicati ad ambiti ed argomenti specifici in cui i soggetti firmatari si confrontano e avanzano proposte e osservazioni.
La FISH Umbria ONLUS ha presentato direttamente all'"Alleanza per lo sviluppo" un proprio documento in cui esprime le proprie considerazioni rispetto allo schema del DAP presentato. Riportiamo quanto elaborato:
«Ad un primo esame del testo del DAP (Documento Annuale di Programmazione), pubblicato dalla Regione Umbria, il giudizio che diamo coglie alcuni aspetti positivi che il testo propone, ma cerca di analizzare e porre all'attenzione della Giunta e del Consiglio una serie di elementi necessari ad una migliore comprensione degli intenti programmatori regionali.
«In primo luogo, se è chiaro l'intento della Regione Umbria di risparmiare il più possibile a fronte dei tagli promossi dal Governo centrale, non sembra altrettanto chiaro l'obiettivo che la stessa si pone rispetto alle politiche per le persone con disabilità.
«Il testo prevede che rimanga sostanzialmente inalterata la dotazione di prestazioni e servizi fino ad oggi erogata [p. 61, DAP], tuttavia, se da un lato denuncia la mancanza di risorse, dall'altro non fa alcun accenno alle entrate, seppur minime, derivanti dal finanziamento statale di 300 milioni di Euro per il Fondo Sociale nazionale e di 275 milioni di Euro per quello sulla Non Autosufficienza (Legge di Stabilità 2013). [In merito alle novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2013 per le persone con disabilità, vedi l'approfondimento N.d.R.].
«Anche rispetto al finanziamento per l'abbattimento delle barriere architettoniche nelle abitazioni private (previsto dalla Legge n. 13/1989), il testo non riferisce dove la Regione reperirà le risorse.
«Apprezziamo il principio di intersettorialità e quello di "definire un quadro di risposte ampie ai bisogni dei cittadini che vadano oltre il classico binomio sociale/sanità e che includano temi come l'istruzione, il lavoro, la formazione, l'abitare, la mobilità" [p. 62, DAP].
«Allo stesso tempo, però, la strategia per realizzare la "presa in carico globale" della persona con disabilità, condizione essenziale per portare avanti l'intersettorialità annunciata sopra, sembra limitarsi ai bambini in età scolare. Eppure questo è un concetto fondamentale, tanto più in presenza di una riduzione delle risorse disponibili sia per i servizi, che per le famiglie, le quali necessitano di 1,67 volte il reddito equivalente disponibile delle famiglie senza familiari con disabilità per mantenere lo stesso livello di benessere di quest'ultime (fonte: 2010, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane sullo Stato di Salute e qualità dell'assistenza nelle regioni italiane). [Per un approfondimento sul tema dei costi sopportati da una famiglia con un membro con disabilità, leggi qui, N.d.R.].
«Lo stesso concetto di disabilità appare non omogeneo: se per i minori, all'interno del tema dell'inclusione scolastica, si parla correttamente di "alunni con disabilità", per gli adulti e per gli anziani, invece, viene posta in termini di non autosufficienza, annullando qualsiasi ruolo del contesto ambientale di riferimento e di eventuali ausili.
«Questa disomogeneità di visione, che si esprime con un linguaggio non appropriato, si ripercuote anche nelle prestazioni che verranno erogate a tali persone: esse sono viste in funzione di coloro che erogano i servizi e sempre in un'ottica di "efficientazione", ma, non ponendo al centro le esigenze delle persone, risentono ancora di una frammentarietà legata alla logica servizio-centrica e ad un linguaggio stigmatizzante (es. "le vacanze per portatori di handicap").
«Inoltre, nella "possibilità di accedere a prestazioni derivanti dall'attivazione di protocolli e convenzioni con produttori e distributori di beni e servizi" [p. 63, DAP] sembra di cogliere la stessa ambiguità prevista dal sistema dei voucher, che, senza una presa in carico globale, rischiano di garantire ai cittadini una serie di prestazioni completamente scollegate tra di loro, riconducibili solo ad una condizione patologica tesa a soddisfare un bisogno puntuale, ma non ad una visione globale che tiene conto dell'evolversi dei bisogni come è naturale nel corso della vita.
«In questo quadro di servizi ed interventi, infine, un sistema come il SISO rappresenta un positivo sforzo verso la razionalizzazione dell'impiego delle risorse, dal momento che è capace di misurare la qualità della distribuzione della spesa, ma domandiamo se il sistema sia altrettanto capace di misurare l'outcome, ossia l'appropriatezza, dei servizi forniti. Infatti, l'efficienza e l'efficacia di un servizio sono parametri importanti, ma non danno certezza relativamente all'appropriatezza dello stesso».
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