Il dossier parte da una riflessione sulla grave crisi economica dell'Italia, individuandone le cause e non le conseguenze, nella disuguaglianza economica. «Solo attraverso una efficace redistribuzione del reddito, nuove regole in ambito economico e finanziario, l'innovazione di produzioni e consumi (sostenibili, equi, di qualità sociale) e solo attraverso un ruolo nuovo e più attivo dell'intervento pubblico volto a stimolare una nuova domanda di beni sociali e collettivi (tra cui quelli di un welfare universalistico), la crisi può essere arginata».
Il testo analizza nel particolare i tagli al sociale e alla sanità previsti nella legge di stabilità e nelle manovre correttive del 2011, valuta gli impatti dei tagli sugli enti locali e sui servizi ai cittadini, esamina la delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale in discussione alla Camera.
Vengono inoltre avanzate proposte per un nuovo welfare, illustrando le direttrici da seguire e fornendo i criteri per valutare "cosa finanziare e come trovare i soldi".
Ecco alcune tra le varie proposte:
«Il welfare è un investimento, non una spesa»
Un buon motivo per investire nel welfare, secondo i promotori delle Campagne ""I diritti alzano la voce"- cui aderisce anche la FISH - e "Sbilanciamoci", è proprio la crisi. In Italia, si legge nel dossier, non è vero che si spende poco per le politiche sociali; la verità è che si spende meno rispetto alla media europea per i giovani, i servizi per l'infanzia, la famiglia, la casa, la scuola e per le politiche "assistenziali" in genere. Ed è proprio la fragilità della coesione sociale, delle relazioni sociali, dei servizi pubblici volti a soddisfare i diritti costituzionalmente garantiti, secondo gli autori, un ulteriore motivo di impoverimento.
Il welfare dovrebbe, al contrario, diventare anche uno strumento per rendere la nostra economia più competitiva, di qualità, innovativa; infatti «un buon sistema di welfare e una buona economia si sostengono a vicenda, mentre un welfare compassionevole si accompagna solitamente ad un'economia rapace, lesiva dei diritti, egoista».
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