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Inclusione scolastica: il dibattito sulla proposta di Legge

Pubblicato il 24/04/2015 - Letto 3698 volte
Negli ultimi tempi, sono arrivati da più parti, apprezzamenti sulla nuova proposta di Legge sull'inclusione scolastica appoggiata anche da FISH e FAND; non mancano però le critiche che mettono in discussione quanto previsto dalla proposta di legge sul percorso formativo e sulla figura degli insegnanti di sostegno. In questa news, prendiamo in esame alcune delle critiche sollevate, andando ad approfondire anche le ragioni che sostengono tale proposta di legge.

La proposta di Legge n. 2444 «Norme per migliorare la qualità dell'inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciale» [link a file pdf], come già scritto in questa news, è stata inserita negli atti della Camera il 13 ottobre del 2014. Tale proposta di Legge è stata formulata con l'obiettivo di andare a migliorare la qualità dell'inclusione scolastica nelle scuole italiane, andando ad integrare la Legge n. 104 del 5 febbraio 1992 [link a sito esterno], considerata ancora oggi la Legge-quadro di riferimento per l'integrazione scolastica. 

La proposta di Legge, lo ricordiamo, è stata realizzata anche grazie al contributo della FISH (Federazione Italiane per il Superamento dell'Handicap) e della FAND (Federazione delle Associazioni Nazioni dei Disabili) che hanno seguito tutto l'iter che ha portato alla sua definizione.

Gli apprezzamenti a questa proposta di Legge sono arrivati, nel corso degli ultimi mesi, da numerose parti, ma non sono mancate le polemiche e le critiche, in particolare rivolte alle nuove ipotesi di formazione della figura dell'insegnante di sostegno. 

Dario Ianes, professore dell'Università degli Studi di Bolzano e tra i più illustri studiosi dell'argomento, ha recentemente affermato che «la Proposta di Legge sull'inclusione scolastica sostenuta dalle Federazioni FISH e FAND è estremamente interessante, poiché contiene diversi punti di sviluppo che in questi anni in molti abbiamo sostenuto. In essa, però, ritengo sia sbagliata la prospettiva separante tra docenti curricolari e docenti di sostegno, fondamentalmente perché consolida e rende strutturale la divisione tra "insegnanti normali" e "insegnanti speciali"», come si legge dal suo articolo "Buoni gli obiettivi, ma sbagliati i mezzi" [link a sito esterno] pubblicato su Superando.it.

Ianes critica, principalmente, gli aspetti legati alla formazione dei futuri insegnanti di sostegno che - secondo quanto previsto dalla proposta - prevederà un percorso di formazione universitaria volto alla specializzazione degli insegnanti nel sostegno scolastico. A Ianes tale percorso di studi, volto alla specializzazione di insegnanti nel campo delle metodologie dell'inclusione scolastica, appare sbagliato «perché consolida e rende strutturale la divisione tra "insegnante normale" e "insegnante speciale", favorendo meccanismi di delega che troppo spesso, già oggi, portano a microesclusioni dentro e fuori la classe." Ianes, nel suo articolo, riconosce l'importanza e la necessità che gli insegnanti sviluppino delle competenze specifiche affinché si realizzi concretamente l'inclusione, nel contesto classe, di un alunno o una alunna con disabilità, ma afferma che tali competenze dovrebbero essere diffuse fra tutti i docenti e le docenti, attraverso una formazione iniziale più "robusta" e attraverso una formazione che continui durante tutto il corso della carriera professionale, evitando così di «formare una "casta" separata di insegnanti di sostegno, anche se molto preparati.»

Ianes propone degli strumenti diversi che, a suo dire, porterebbero al raggiungimento di una migliore inclusione scolastica per tutti e tutte; propone infatti l'istituzione e la sperimentazione di "cattedre miste", ovvero cattedre che vedrebbero l'affiancamento di un insegnante curricolare ed un insegnante di sostegno, in compresenza, nelle ore in cui si affrontano le discipline di competenza. Tale soluzione, per Ianes, potrebbe comportare «un significativo passo in avanti verso uno scenario in cui le competenze inclusive fossero realmente diffuse.» A questo andrebbe affiancato anche un consolidamento delle figure professionali degli assistenti alla comunicazione, degli educatori e di altre figure professionali come il peer tutor (tutori alla pari) e/o gli "esperti itineranti", con competenze professionali specifiche, volto a rendere maggiormente inclusivo il contesto scolastico.

Salvatore Nocera della FISH, in risposta alle critiche sollevate dal professor Ianes, tiene a sottolineare che nella proposta di Legge sull'inclusione scolastica sono state specificatamente previste delle misure volte a «rafforzare sia le competenze degli insegnanti curricolari che di quelli specializzati per il sostegno», come apprendiamo dall'articolo "I docenti per il sostegno mediatori didattici dell'inclusione", pubblicato su Superando.it.

Nocera, infatti, sottolinea che nella proposta di Legge è stato previsto che tutti i futuri insegnanti e le future insegnanti seguano almeno un semestre accademico, durante il corso di studi universitario, sulle tematiche dell'inclusione scolastica. Inoltre, la proposta di Legge prevede dei corsi di formazione obbligatoria, in servizio, per tutti gli insegnanti all'inizio dell'anno scolastico; tale formazione dovrà prevedere almeno 25 ore di aggiornamento sull'inclusione scolastica e sui Bisogni Educativi Speciali (BES). Parallelamente al rafforzamento delle competenze dei docenti curricolari, la proposta di Legge prevede un «percorso specifico potenziato rivolto ai futuri docenti specializzati per il sostegno didattico» spiega Nocera. In particolare, è stato proposto un percorso di studi universitario, di durata triennale, nei corsi di Laurea in Scienze della Formazione Primaria che preveda, al terzo anno, di scegliere se proseguire il percorso per acquisire le competenze dell'insegnante di sostegno o se proseguire il percorso per diventare docente ordinario.

Coloro i quali sceglieranno di proseguire il percorso per diventare insegnante di sostegno, approfondiranno la pedagogia e la didattica speciale di tutte le differenti discipline così da «saper rispondere ai bisogni educativi speciali derivanti da diverse situazioni di disabilità: ciechi, sordi (oralisti e segnanti), alunni con sindrome di Down, con autismo, con disabilità intellettive complesse o con disabilità motorie ecc., mettendosi in condizione di collaborare con i colleghi curricolari per la realizzazione di strategie didattiche inclusive, come l'insegnamento cooperativo, il lavoro per piccoli gruppi, la "classe capovolta" (flipped classroom), la ricerca-azione e così via», come spiega Nocera nel suo articolo. La stessa cosa sarebbe prevista per i corsi che abilitano all'insegnamento nelle scuole di secondo grado: dopo la Laurea triennale, infatti, sarebbe previsto un biennio di specializzazione sulla pedagogia e la didattica speciale che si concluderebbe con il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) di un anno, in un contesto scolastico inclusivo.

Nocera risponde alle critiche sollevate da Ianes spiegando che i docenti e le docenti di sostegno specializzati/e svolgerebbero il ruolo di mediatori e mediatrici «al livello della didattica dell'inclusione tra gli insegnanti curricolari e gli alunni con e senza disabilità».

In merito alla proposta delle "cattedre miste", Nocera ritiene che questa renderebbe difficoltosa realizzare una continuità didattica con i ruoli appositi per il sostegno, dal momento che gli alunni con disabilità avrebbero più di un docente per il sostegno e per alcune discipline curricolari.

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