(18 maggio 2015) E' all'esame della Commissione Affari sociali della Camera il testo unificato delle proposte di legge sul cosiddetto "Dopo di noi". La FISH chiede che la nuova norma si incardini nell'articolo 19 della Convezione ONU favorendo ogni intervento che promuova e sostenga la vita indipendente e l'autonomia per tutti e che il Fondo per il ‘dopo di noi' non sia destinato alla realizzazione o al supporto di strutture che per loro caratteristiche siano causa di segregazione o isolamento. È una battaglia di civiltà che si affianca idealmente a quella storica sulla soppressione dei cosiddetti manicomi e alla più recente chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, una battaglia che va oltre le Aule parlamentari, oltre questa stessa norma e che deve impegnare ogni ambito politico, organizzativo, culturale.
La Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap segue con attenzione la discussione del testo unificato delle proposte di legge sul cosiddetto "Dopo di noi" all'esame della Commissione Affari sociali della Camera.
"Abbiamo avuto modo di esprimere in più occasioni il nostro punto di vista e articolati suggerimenti di modifica su una norma che riteniamo possa e debba avere delle ricadute significative su centinaia di migliaia di famiglie italiane. L'elaborazione di questa disposizione, che parte dalla constatazione di una emergenza sociale, deve però rappresentare anche l'occasione per un ripensamento profondo del rapporto stesso fra Stato e famiglie e fra Stato e caregiver familiari, persone il cui ruolo non è riconosciuto se non quando viene a mancare.".
Così commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH, impegnato in prima persona nel monitoraggio dei testi e dei lavori parlamentari.
"La nuova norma deve incardinarsi nell'articolo 19 della Convezione ONU favorendo ogni intervento che promuova e sostenga da un lato la vita indipendente di tutti e dall'altro impedisca la segregazione, promuovendo in tutti i modi e in tutti gli ambiti l'autonomia e il supporto alla persona.".
In tal senso la FISH ha ripetutamente chiesto che venga assunto l'obiettivo politico di "impedire che le persone con disabilità siano vittime di segregazione, in particolare evitando la residenza impropria o presso strutture che per numero di ospiti e caratteristiche non consentano la piena inclusione e non riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare."
Prosegue Falabella: "Abbiamo espressamente chiesto, nel solco della Convenzione ONU, che per le persone istituzionalizzate in contesti segreganti siano attivati percorsi di supporto alla domiciliarità o di inserimento in contesti che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare e che il Fondo per il ‘dopo di noi' non sia destinato alla realizzazione o al supporto di strutture che per loro caratteristiche siano causa di segregazione o isolamento. È una battaglia di civiltà che affianchiamo idealmente a quella storica sulla soppressione dei cosiddetti manicomi e alla più recente chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Una battaglia che va oltre le Aule parlamentari, oltre questa stessa norma. Deve impegnare ogni ambito politico, organizzativo, culturale e - in prima linea - il movimento associativo poiché si tratta di un cambio di paradigma non più rinviabile e che riguarda l'intera società, non solo le persone con disabilità."
Al momento la Commissione Affari sociali non ha ancora preso in considerazione questa specifica proposta che FISH ritiene culturalmente e praticamente assai rilevante.
(18 maggio 2015)
FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
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