Martedì 15 dicembre 2009 alle ore 10.30 presso la sala Convegni del Cesvol di Terni (via Montefiorino 12/c) incontro con Matteo Schianchi autore del saggio "La terza nazione del Mondo", a seguire la tavola rotonda "Il coraggio di eliminare la disabilità dalla rupe Tarpea alla società inclusiva" a cui parteciperanno i rappresentanti delle associazioni e delle Istituzioni locali.
Organizzata da AUSER (Associazione per l'autogestione dei servizi e la solidarietà) ONLUS di Terni e dalla FISH Umbria ONLUS (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap) - sezione di Terni con la collaborazione dell'Officina Letteraria del Ce.S.Vol. di Terni (Centro Servizi per il Volontariato) nell'ambito del bando Incontro con l'Autore, l'iniziativa del 15 dicembre vuole essere un'occasione per consentire, coerentemente con una prospettiva complessiva e non settoriale, la condivisione di un'idea di società capace di includere le persone con disabilità.
Parlando di disabilità gli unici, che di sicuro vengono offerti senza barriere, sono i luoghi comuni. L'analisi storica della visione della disabilità e delle sue conseguenze sulla vita delle persone è la chiave di lettura delle attuali discriminazioni, lo stigma e il pregiudizio nella storia sono stati, infatti, causa ed effetto della condizione stessa di disabilità.
Oggi, per tradurre nella pratica il modello culturale di riferimento fondato sulla Convenzione ONU, è necessario perseguire un modello di sviluppo sostenibile ed inclusivo di cui i diritti umani rappresentano il fondamento, e soprattutto è necessario avere chiaro di chi si sta parlando quando vengono definiti gli obiettivi delle politiche e degli interventi da mettere in campo per garantire l'effettiva esigibilità dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Quante sono le persone con disabilità e soprattutto chi sono? «Sono oltre il 10 per cento della popolazione globale - scrive Schianchi - e in Italia sono circa 6 milioni, la seconda "regione" dopo la Lombardia. Sono le vittime di malattie congenite o acquisite, di traumi psichici, di incidenti sul lavoro e stradali, di tumori. Ma l'handicap non solo coinvolge molte persone: esso riguarda tutti, poiché le sue cause stanno nei rischi, nelle fatalità, nelle casualità cui sono soggette le nostre esistenze e quindi, proprio perché la temiamo, rifiutiamo la disabilità, la sua vista ci disturba e ci inquieta».
Probabilmente la maggior parte di coloro che si occupano di disabilità e soprattutto coloro che la vivono quotidianamente hanno ben presente il fatto che gli effetti della crisi economica minacciano di lasciare un segno pesante sulla qualità della vita delle persone con disabilità.
Superare le attuali e innegabili difficoltà richiede a tutti, nessuno escluso, l'onestà, il coraggio e la capacità di andare oltre l'emergenza.
Oggi più che mai per riuscire a garantire i diritti delle persone con disabilità è necessario riconoscere che non è più sostenibile limitarsi a perseverare nella replica dell'attuale sistema di risposte ai diritti/bisogni delle persone con disabilità.
Soprattutto non è possibile difenderlo rendendolo ancor più minimale, burocratico e privo di connessioni con le reali esigenze dei soggetti interessati, come nel caso della presa in carico fondata sulla predisposizione di "pacchetti di servizi" e prestazioni offerti in base alla gravità dei bisogni e non sulla base di un Progetto Individuale (come previsto dall'articolo 14 della Legge 328/2000).
Il rischio è che ci si nasconda dietro il pragmatismo di un approccio ragionieristico per eludere i cambiamenti che inevitabilmente dovranno derivare dalla Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall'Italia, con la Legge 18/2009, e operativa a tutti gli effetti nel nostro Paese.
Per passare dal recepimento alla effettiva attuazione anche a livello territoriale sono necessari impegni politici, economici e organizzativi.
Innovare e migliorare la qualità dei servizi e degli interventi rivolti alle persone con disabilità, per garantire quelli che non sono altro che diritti fondamentali, a partire da quello alla salute, è un percorso estremamente complesso di cambiamenti strutturali, per affrontare il quale, è necessario un cambiamento culturale, tanto di chi progetta, gestisce ed eroga i servizi, quanto di chi ne fruisce.
Quello che le persone con disabilità, le loro famiglie e le associazioni che le tutelano si aspettano è che l'iniziativa del 15 dicembre rappresenti l'occasione per confrontarsi con le Istituzioni sulle azioni concrete e "misurabili" da mettere in campo con modalità e tempi definiti, tanto in riferimento a quella che è una dimensione di tutela dei diritti umani legata ad interventi individuali, quanto ad una dimensione di interventi più ampia, legata alle progettazioni sociali e tecniche, alla rimozione di pregiudizi, alla diffusione di culture e formazioni inclusive, alle politiche per tutti.
La sfida dovrebbe essere quella di riuscire ad impegnare tutti nella non semplice impresa di traghettare il welfare da logiche pietistico-assistenziali e "risarcitorie" a strategie che rendano esigibili i diritti soggettivi , e per riuscire in questo intento, oltre che di un rinnovamento culturale, le politiche attive per le persone con disabilità necessitano anche di una adeguata copertura economica.
Il rinnovamento culturale - si sa - ha i suoi tempi. La copertura economica no: serve subito.
Sicuramente per aver chiaro che strada prendere serve parlarne, ma solo a parole non si va lontano e le persone hanno necessità ora e qui di servizi, assistenza, garanzie.
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