I progetti di agricoltura sociale sono iniziative valide per quanto riguarda l'integrazione e la riabilitazione delle persone con disabilità psichica attraverso il lavoro della terra e il recupero del contatto con la natura. Arrivano anche gli "orti mobili", pensati appositamente per le persone con disabilità fisica che hanno difficoltà di entrare in serra; l'idea è quella di favorirne l'utilizzo nei centri semi-residenziali.
Visto il successo dei progetti di agricoltura sociale, la cooperativa Actl pensa adesso all'utilizzo degli "orti mobili" - vasche realizzate con materiali di recupero da riempire con terra e adibire quindi alla coltivazione - per le persone con disabilità fisica ospiti di centri semi-residenziali. Presso la comunità terapeutico-riabilitativa Koinè essi vengono già utilizzati, secondo il modello "Metalmezzadro" presentato al Festival dell'Architettura.
«Abbiamo tanti micro-progetti di agricoltura sociale - spiega Loredana Scriccia, dirigente della cooperativa Koinè- con cui valutiamo anche quelle che sono le attività più congeniali per ciascuno. Ci siamo resi conto, ad esempio, che un paziente che in serra non riusciva a inserirsi, si è trovato benissimo nella raccolta delle olive. Ce ne è un altro che si sta dimostrando molto bravo nella vendita dei prodotti e in generale nella gestione dei rapporti con l'esterno».