Salve, mi rivolgo a voi perchè essendo un invalido civile al 65% e lavoro presso una grande azienda dall'8 gennaio 2007, assunto come invalido civile ma non ho mai eseguito il lavoro che dovrebbe fare un invalido civile. Dal momento in cui ho chiesto i miei diritti è stato peggio, mi hanno assegnato una mansione ancora peggiore meno retribuita, perchè da turnista sono passato a giornaliero e sapendo che ho problemi di deambulazione e problemi al midollo osseo, mi hanno messo fisso sul muletto a fare il facchino. Comunque per farla breve anche dove stavo prima erano sei postazioni di una linea ciclo-continua di queste sei postazioni ce n'era una che era adeguata ad un invalido civile, ma non mi hanno mai fatto avvicinarci. Sono sempre stato emarginato e discriminato, sia dal responsabile del mio reparto sia da qualche capoturno e sia dal responsabile dello stabilimento e sicurezza. A chi mi posso rivolgere per denunciare l'accaduto visto che l'ufficio delle pari opportunità di Ravenna si occupa solo di donne mentre un avvocato mi ha risposto che ci vogliono le prove, io credo di averle, ma lui ha risposto che dopo i miei colleghi si tirerebbero indietro. Il fatto è che non gliela voglio far passare liscia sennò verremo trattati sempre come la spazzatura e credo che non sia corretto nei confronti di tutti gli invalidi civili. Vi ringrazio anticipatamente
Suggerimenti
Gentile Utente,
in merito alla Sua richiesta di Advocacy, riteniamo, da quanto ci ha scritto, che Lei sia stato assunto come lavoratore con disabilità ai sensi della Legge 68/1999. Dovrebbe, quindi, far presente al Suo avvocato una serie di questioni che sono previste dalla legge: in primo luogo, ai sensi della Legge 68/1999 e come confermato dalla Sentenza n. 9981/2000, il datore di lavoro ha «l'obbligo di reperire, all'interno dell'azienda e nei servizi accessori e collaterali all'attività produttiva, mansioni "compatibili"» con le esigenze della persona con disabilità in relazione alle sue condizioni di salute. Quindi, è necessario verificare, da un lato, che la Sua qualifica professionale sia corrispondente a quella richiesta dal Suo datore di lavoro; dall'altro, che le mansioni da Lei effettivamente svolte siano realmente compatibili con le Sue condizioni di salute. Tutto ciò, senza che il datore di lavoro debba stravolgere l'organizzazione aziendale. Infatti, la Sentenza ribadisce che il datore di lavoro non è tenuto a «farsi carico di adeguare l'assetto produttivo e l'organizzazione aziendale in funzione delle particolari esigenze» della persona con disabilità sostenendo ingiustificati costi aggiuntivi.
Quindi, concretamente, Lei, attraverso il Suo avvocato, deve chiedere dei chiarimenti al datore di lavoro rispetto alla possibilità di trovare una mansione appropriata alle Sue esigenze. Qualora il datore di lavoro non l'abbia fatto, Le consigliamo di chiedere un parere al Suo avvocato rispetto alla strategia più appropriata per far valere i Suoi diritti.
In merito alla questione riguardante la retribuzione, nella Sua e-mail scrive che, cambiando mansione, Le è stata anche ridotta la retribuzione. In questo caso, la Legge 68/1999, all'articolo 4, comma 4, precisa che: «nel caso di destinazione a mansioni inferiori essi hanno diritto alla conservazione del più favorevole trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza».
Normativa di riferimento
Legge n. 68 del 12 marzo 1999, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili» (collegamento a sito esterno)
Sentenza n. 9981/2000, (collegamento a sito esterno)
Per ogni altra informazione, può contattarci telefonicamente al numero 0744 27.46.59.
Nella speranza di aver fornito una risposta chiara ed esaustiva, inviamo cordiali saluti,
Margherita Di Giorgio e Pierangelo Cenci
(Servizio di Advocacy del Centro per l'Autonomia Umbro)